Qualsiasi gesto quotidiano come bere, mangiare o lavarsi produce un rifiuto. Sembra normale, ma non lo è. Ormai siamo tutti complici. Dovremmo essere imputati nel più grande processo per disastro ambientale della storia. E noi? Semplicemente continuiamo a fingere che il problema non ci riguardi.
Al villaggio di pescatori di Langkawi i bambini camminano e giocano su un tappeto di plastica. I prodotti sono gli stessi di mille altre comunità più ricche o più povere; il riciclo non esiste né tantomeno la possibilità di farlo. La plastica qui non è un rifiuto, ma parte dell’ambiente, chiamiamola “immondizia a km 0”: dalla palafitta alla laguna, poi con la marea fino all’oceano, dove i rifiuti si mescolano definitivamente con la natura.
Non riusciamo a capire che una semplice azione apparentemente innocua, come bere da una bottiglia di plastica, ripetuta da 7 miliardi di persone, diventa un grosso problema per l’ambiente: tre sorsi e una bottiglietta in più da smaltire, un concentrato di stupidità umana.
[Giovanni Soldini, navigatore]: “Sulla Terra siamo sempre di più e sempre più gente vuole uno standard di vita di un certo tipo e purtroppo non sempre c’è attenzione a questi temi, anzi. Se poi i paesi sviluppati, diciamo leader come per esempio gli Stati Uniti non dimostrano una sensibilità importante come dovrebbero, quegli altri si lasciano proprio andare, no? Ci sono situazioni sempre sempre più drammatiche: il Pacifico è diventato un mare veramente difficile da navigare, cioè proprio per la quantità di oggetti galleggianti che ci sono.”
I cinque vortici di corrente subtropicali stanno ammassando frammenti in tutti gli oceani, fino al tratto estremo del mare Artico. Migliaia di specie marine sono a rischio di estinzione, semplicemente per colpa nostra, per un modello di sviluppo che forse non può chiamarsi tale. La differenza è quella tra un gabbiano che vola nel cielo e uno morto, soffocato da uno spuntino a base di plastica.
[Giuseppe Notarbartolo, biologo marino]: “Non possiamo vedere questo enorme ambiente che, anno dopo anno, continua a arricchirsi di plastica, spazzatura dappertutto, cioè una quantità di effetti molto negativi sia perché viene ingerito molto spesso dagli animali e poi si va a bloccare nell’esofago. E poi la plastica col tempo nel mare diventa più fragile e si fraziona in microplastiche, le quali a quel punto diventano sempre più piccole e sempre più facilmente entrano negli organismi. Poi lì negli organismi si accumulano e rilasciano tutte le sostanze nocive e tossiche che contengono. Quello delle microplastiche è un problema enorme”.
Un nemico invisibile, le nano-fibre di plastica contaminano il mare, il pesce che mangiamo e l’acqua che esce dai rubinetti di tutto il mondo. Ormai sono all’interno del nostro organismo. La plastica serve e non possiamo farne a meno, il problema è che in solo settant’anni di produzione intensiva e globale abbiamo devastato l’ambiente.